Ancora un altro mese e il Gallery Pavilion dovrà salutare i Giardini di Kensington, aspettando di tornare nel 2012 con un volto rinnovato.
A partire dal 2000, ogni anno la Serpentine Gallery, importante galleria d’arte londinese, affida il progetto dell’istallazione temporanea a un architetto di rilievo internazionale che non abbia ancora terminato un’opera nel Regno Unito.
Il Padiglione, pensato per ospitare dibattiti, proiezioni ed eventi tra i mesi di luglio e ottobre, costituisce uno degli elementi di maggiore richiamo della galleria e rappresenta il luogo in cui l’eccellenza architettonica si confronta con il tema dell’effimero; impressiona, a questo proposito, l’elenco dei progettisti invitati finora: Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Toyo Ito, Oscar Niemeyer, Alvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, Rem Koolhaas, Olafur Eliasson, Frank Gehry, SANAA e Jean Nouvel.
Quest’anno l’incarico è stato affidato al Premio Pritzker Peter Zumthor, che per il progetto si è ispirato all’idea di “hortus conclusus”: dentro uno scrigno nero ed essenziale ha racchiuso “una stanza contemplativa, un giardino all’interno di un giardino, fatto di fiori e luce”, in cui “trovare il tempo di rilassarsi, contemplare e poi, forse, tornare a parlare”.
Come in altri suoi progetti, l’architetto svizzero ha voluto privilegiare gli elementi sensoriali ed emozionali dell'architettura: composizione, qualità dei materiali impiegati (legno, tessuto e sabbia), definizione della scala e utilizzo sapiente della luce.
Attraverso il succedersi di porte sfalsate e corridoi bui e silenziosi, in una sorta di “percorso di iniziazione”, si giunge al cuore dell’edificio dove si trova il giardino, disegnato dal paesaggista olandese Piet Oudolf (premiato con una menzione d’onore all’ultima Biennale di Architettura di Venezia per il suo Giardino delle Vergini).
P.S. Alcune immagini del Padiglione sono disponibili sul sito web della Serpentine Gallery; per ripercorrere i progetti passati, invece, vi rimandiamo alla lettura di Serpentine Gallery Pavilions, recentemente edito da Taschen.
A partire dal 2000, ogni anno la Serpentine Gallery, importante galleria d’arte londinese, affida il progetto dell’istallazione temporanea a un architetto di rilievo internazionale che non abbia ancora terminato un’opera nel Regno Unito.
Il Padiglione, pensato per ospitare dibattiti, proiezioni ed eventi tra i mesi di luglio e ottobre, costituisce uno degli elementi di maggiore richiamo della galleria e rappresenta il luogo in cui l’eccellenza architettonica si confronta con il tema dell’effimero; impressiona, a questo proposito, l’elenco dei progettisti invitati finora: Zaha Hadid, Daniel Libeskind, Toyo Ito, Oscar Niemeyer, Alvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, Rem Koolhaas, Olafur Eliasson, Frank Gehry, SANAA e Jean Nouvel.
Quest’anno l’incarico è stato affidato al Premio Pritzker Peter Zumthor, che per il progetto si è ispirato all’idea di “hortus conclusus”: dentro uno scrigno nero ed essenziale ha racchiuso “una stanza contemplativa, un giardino all’interno di un giardino, fatto di fiori e luce”, in cui “trovare il tempo di rilassarsi, contemplare e poi, forse, tornare a parlare”.
Come in altri suoi progetti, l’architetto svizzero ha voluto privilegiare gli elementi sensoriali ed emozionali dell'architettura: composizione, qualità dei materiali impiegati (legno, tessuto e sabbia), definizione della scala e utilizzo sapiente della luce.
Attraverso il succedersi di porte sfalsate e corridoi bui e silenziosi, in una sorta di “percorso di iniziazione”, si giunge al cuore dell’edificio dove si trova il giardino, disegnato dal paesaggista olandese Piet Oudolf (premiato con una menzione d’onore all’ultima Biennale di Architettura di Venezia per il suo Giardino delle Vergini).
P.S. Alcune immagini del Padiglione sono disponibili sul sito web della Serpentine Gallery; per ripercorrere i progetti passati, invece, vi rimandiamo alla lettura di Serpentine Gallery Pavilions, recentemente edito da Taschen.