(articolo di Vittorio Gregotti. "Coriere della sera.it")
Perché contenuti e valori sono passati in secondo piano
La società ha concentrato l'attenzione sugli standard
La distinzione tra strumenti e scopi, mezzi e fini è per il progetto di architettura quasi sempre assai difficile. Nella storiografia della nostra pratica artistica si scrive sovente dell'architettura della ghisa e del ferro per l'architettura dell'inizio del XIX secolo (Zola scriveva nel 1873 Le fer tuera la pierre) e dell'architettura del cemento armato alla fine dello stesso secolo («Le béton brut» di Le Corbusier), il secolo del Positivismo dopo quello dell'Illuminismo.
Quest'ultimo, però, non fa riferimento ad alcun mezzo come elemento determinante per uno stile, ma piuttosto allo strumento della ragione che è cosa del tutto diversa e sovraintendente sia i mezzi che i fini. Nei secoli precedenti, nonostante la grandissima capacità di geniali e diverse utilizzazioni degli strumenti costruttivi, nonostante i capolavori brunelleschiani o il Pont du Gard, nessuno di quei mezzi è determinante per le scelte dei linguaggi dell'architettura.
Lawrence Busch, «Standards: Recipes for Reality», MIT Press, pp. 384, $ 35 I nostri anni hanno, da un lato ereditato dall'interpretazione positivista di alcuni principi del Moderno gli elementi di produzione del bene edilizio, dall'altro una spinta a fare del mito dei mezzi tecnologici e persino della loro incomprensibilità, l'essenza del linguaggio dell'architettura. Oppure si è sviluppata in modo prepotente un'architettura della bizzarria senza necessità come finta ricerca di una rivendicazione della libertà creativa: per gradita concessione estetica degli interessi dei poteri. E tutto questo si è diffuso in contrasto con i compiti quotidiani dell'architettura di fornire edifici per le più diverse funzioni e prima di tutto per l'abitare, un compito entrato oggi in contrasto proprio con la ricerca dell'eccezionalità tecnica e formalistica di ogni intervento progettuale come mezzo per l'indispensabile successo dell'architetto, ma in sottostante consonanza con i processi di standardizzazione che sempre più si sviluppano anche nel mondo della costruzione.
(continua)
Perché contenuti e valori sono passati in secondo piano
La società ha concentrato l'attenzione sugli standard
La distinzione tra strumenti e scopi, mezzi e fini è per il progetto di architettura quasi sempre assai difficile. Nella storiografia della nostra pratica artistica si scrive sovente dell'architettura della ghisa e del ferro per l'architettura dell'inizio del XIX secolo (Zola scriveva nel 1873 Le fer tuera la pierre) e dell'architettura del cemento armato alla fine dello stesso secolo («Le béton brut» di Le Corbusier), il secolo del Positivismo dopo quello dell'Illuminismo.
Quest'ultimo, però, non fa riferimento ad alcun mezzo come elemento determinante per uno stile, ma piuttosto allo strumento della ragione che è cosa del tutto diversa e sovraintendente sia i mezzi che i fini. Nei secoli precedenti, nonostante la grandissima capacità di geniali e diverse utilizzazioni degli strumenti costruttivi, nonostante i capolavori brunelleschiani o il Pont du Gard, nessuno di quei mezzi è determinante per le scelte dei linguaggi dell'architettura.
Lawrence Busch, «Standards: Recipes for Reality», MIT Press, pp. 384, $ 35 I nostri anni hanno, da un lato ereditato dall'interpretazione positivista di alcuni principi del Moderno gli elementi di produzione del bene edilizio, dall'altro una spinta a fare del mito dei mezzi tecnologici e persino della loro incomprensibilità, l'essenza del linguaggio dell'architettura. Oppure si è sviluppata in modo prepotente un'architettura della bizzarria senza necessità come finta ricerca di una rivendicazione della libertà creativa: per gradita concessione estetica degli interessi dei poteri. E tutto questo si è diffuso in contrasto con i compiti quotidiani dell'architettura di fornire edifici per le più diverse funzioni e prima di tutto per l'abitare, un compito entrato oggi in contrasto proprio con la ricerca dell'eccezionalità tecnica e formalistica di ogni intervento progettuale come mezzo per l'indispensabile successo dell'architetto, ma in sottostante consonanza con i processi di standardizzazione che sempre più si sviluppano anche nel mondo della costruzione.
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